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"Care femministe, adesso basta! Le persone transgender non sono una minaccia per noi lesbiche"



Non è facile muoversi nel mondo come una lesbica butch. Non lo è mai stato. Per quanto possa ricordare, sono stata oggetto dei più vili degli abusi per  aver osato sfidare cosa significhi essere una donna - e sì la misoginia è un dolore alle tette.

Ma non temere, mi sono detta, perché durante il fine settimana c'erano ben due storie sui quotidiani che arrivavano proprio in difesa delle lesbiche come me. Un articolo su The Times ha suggerito che le lesbiche come me sono "assediate dalla società e emarginate all'interno della comunità LGBT +". Anche Scotland on Sunday ha pubblicato una cover story che ha identificato presunte "scissioni" nel movimento LGBT + su "questioni di genere".

A quanto pare, le lesbiche come me sono trattate come "donne di seconda classe", o "a malapena donne", nell'ambito del movimento LGBT+ e questo è tutto a causa della "gender culture wars" gche vengono intraprese. Mentre non si può negare che le donne siano emarginate all'interno del movimento LGBT+, che questo abbia qualcosa a che fare con le persone trans, o con le transizioni, è una novità per me. È ora che qualcuno presti attenzione alle lesbiche messe nell'angolo, ma questa è una discussione per le lesbiche e che deve essere condotta da lesbiche - non da donne eterosessuali.

L'improvvisa attenzione sulle lesbiche per screditare le persone trans mi mette a disagio e mi fa infuriare. Dove erano le editorialiste quando qualcuno mi ha lanciato delle uova da un'auto che passava? Dove erano quando il mio vicino di casa mi chiamò "fottuta lesbica del cazzo" attraverso il muro alle cinque del mattino? Ogni volta che sono stata guardata in un bagno pubblico, o chiamata "Sir", o che sono stata derisa e ridicolizzata? Dov'era allora la loro preoccupazione per le donne lesbiche?

Non ricordo una tale pletora di editoriali in solidarietà alle "femministe" eterosessuali prima che in così tanti iniziassero ad usare noi lesbiche come un modo per spingere la loro agenda sulle questioni trans. In nessuna di quelle occasioni c'era alcuna preoccupazione eclatante da parte dei nostri "alleati etero", nessuna chiamata per celebrare la mia spavalderia da cappa e da spada. Le donne eterosessuali sono state spesso le prime a dirmi di farmi crescere i capelli, radermi le gambe o essere più "femminile". Invece ho trovato conforto nella comunità LGBT + e ho imparato la resilienza da chi mi circondava. Mentre il mondo cercava di inscatolarmi e di schiacciare il mio spirito bizzarro, ero sostenuta da lesbiche, gay, bi e, sì, da persone transessuali.

Questa allegra schiera di disadattati è sempre stata quella che è venuta in mio soccorso, aiutandomi a celebrare il mio essere butch e a non vergognarmene. Mai nemmeno per un minuto mi sono sentita "cancellata" dalle persone trans - se mai, mi sento arricchita.

Sia chiaro: nella mia vita personale e come redattore della rivista leader mondiale per le donne lesbiche, conosco un sacco di persone transessuali. Nessuna di loro ha mai provato a reclutarmi o mi ha persino chiesto se avessi mai pensato di iniziare la transizione. Nessuno mi ha "fatto pressione" per "accettarli come partner sessuali". Questo è allarmismo, progettato per dividerci. Ma credetemi: non esiste alcuna minaccia.

Sì, alcuni dei trans uomini che conosco una volta erano donne lesbiche. Alcune lesbiche che conosco ora si identificano come bisessuali o non binari. Alcune lesbiche cisgender nella mia vita adesso hanno una relazione con lesbiche transgender. E, soprattutto, sono tutti più felici di poter vivere le loro vite in modo autentico.

Alcuni potrebbero torcersi le mani, ma penso che sia una buona cosa. Diventiamo meno binari nel nostro modo di pensare, diventiamo meno binari nelle nostre identità, liberi di esplorare noi stessi e i nostri desideri in un modo che non avremmo mai potuto provare prima. Anche i numeri lo confermano: nel 2018, l'Office for National Statistics ha riportato un aumento di quelli che si identificano come LGB - dall'1,5 per cento nel 2012 al 2 per cento nel 2017.

E non solo ci sono LGBT+, ma siamo liberi di esprimerci come mai prima. Le lesbiche non sono più divise in due: butch o femme. Oggi abbiamo un linguaggio per descrivere le sfumature dentro noi stessi e le nostre comunità, stereotipi vecchi e abusati stanno cadendo, e siamo tutti più ricchi per questo.

Forse la cultura lesbica sta cambiando. Sono solidale con coloro che hanno paura di questo: sentirsi mancare il terreno sotto i piedi può essere sconcertante. Ma ci saranno sempre lesbiche butch spavalde. Quindi, se non sono preoccupata io, gli editorialisti dei giornali eterosessuali - con esattamente zero interessi personali nella cultura lesbica - non dovrebbero esserlo neanche loro. Se queste donne sono davvero interessate ad aiutare le lesbiche, che ne dite di lasciarle parlare per se stesse?

Ho speso così tanto della mia giovane vita credendo di non poter essere una donna perché non somigliavo ad una di esse. Ma con il tempo - e il sostegno della mia famiglia queer - mi sono resa conto che il vero problema era la definizione ristretta di quello che sarebbe dovuta essere una donna, non io. Questa definizione mi è stata inculcata da una società patriarcale, eteronormativa, non da persone transessuali. Il racconto attuale diffuso da alcuni dipinge le persone transessuali come bulli e aggressori, ma è una menzogna, e vale la pena ricordare che quando due donne sono state picchiate su un autobus di Londra il mese scorso per aver rifiutato di baciarsi, certamente non erano le persone trans i loro aguzzini.

L'unica minaccia alle identità lesbiche è rappresentata da chi crede che spetti solo ed esclusivamente a loro il compito di definire la parola "lesbica" e cerca di escludere chiunque non si adatti alla loro visione ristretta di cosa significhi essere lesbica. Credo che questo tipo di pensiero renda molte donne lontane dal rivendicare un'identità lesbica.

Io? Sono ancora lesbica. Una bellissima butch. Ho combattuto a lungo e duramente per accettarmi così come sono, e non c'è verso che io lasci che una manciata di sedicenti "femministe" me lo tolga.

Carrie Lyell
caporedattrice di DIVA Magazine

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