L'odio in rete cresce per colpa dei politici che lo sfruttano per il loro consenso elettorale. E gli odiatori non si nascondo più
Ogni anno VOX-Osservatorio Italiano sui Diritti pubblica una mappa sull'odio on line al termine di un minuzioso e scrupoloso lavoro di monitoraggio sui socialnetwork.
Oggi VOX ha pubblicato la nuova "Mappa dell'Odio" e c'è poco da star allegri.
Secondo gli analisti di VOX la "Mappa""consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, omosessuali, migranti, diversamente abili, ebrei e musulmani – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono (e quindi per la maggiore “libertà di espressione”) e per l’interattività che garantiscono."
Ma veniamo ai risultati:
Svetta nella classifica dell’intolleranza la combinazione migranti/ musulmani/ ebrei. L’odio contro i migranti registra un più 15,1% rispetto allo scorso anno e sul totale dei tweet che hanno ad oggetto i migranti, quelli di odio sono ben il 66,7%. Sul totale dei tweet negativi, inoltre, quelli contro i migranti sono circa il 32%: vale a dire che un hater su tre si scatena contro “lo straniero”. L’intolleranza contro gli ebrei, di fatto quasi inesistente fino al 2018, quest’anno registra un più
6,4% (76,1% sul totale dei tweet sugli ebrei). Mentre l’intolleranza contro i musulmani registra un netto aumento (+6,9%) e resta alta (74,1% sul totale dei tweet sui musulmani) e si lega soprattutto alla percezione di eventi internazionali.Quasi il 60% (57,59%) dei tweet ha dunque al centro migranti, ebrei e musulmani, e tra questi, il totale dei tweet di odio è altissimo, l’assoluta maggioranza, prefigurando atteggiamenti e disposizioni di forte intolleranza contro persone considerate “aliene”. L’anno scorso, tale percentuale si attestava sul 36,92%.In pole position, nella classifica drammatica dell’odio online si posizionano anche le donne, stabili nel mirino degli haters (+1,7% di tweet negativi rispetto al 2018), ma più colpite in tandem con le persone omosessuali, in occasione di attacchi concentrici, instillati da eventi locali o internazionali forieri di polemiche, quali il Convegno delle famiglie di Verona o le diatribe sulle famiglie arcobaleno. I gay però sono l’unica categoria risparmiata dagli haters, con una diminuzione del 4,2% dei tweet negativi. Segno, anche, del cambiamento culturale prodotto dall’approvazione della legge sulle unioni civili e dalle tante campagne di sensibilizzazione.
E di chi è la colpa di queste esplosioni di odio social? Secondo Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox, prof. ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano e Prorettore con delega a legalità, trasparenza, parità di diritti nella stessa Università, non ci sono dubbi: i politici che ne traggono beneficio elettorale:
“I dati emersi dalla Mappa 4.0 mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici – rappresentanti o candidati alle elezioni Europee – sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi. Ciò non solo sembra creare un clima culturale sempre più ostile al “diverso”, ma legittima la diffusione dei discorsi d’odio lesivi dei principi di uguaglianza e di solidarietà, ai quali è ispirata la nostra Costituzione. Ancora, le parole d’odio, che si moltiplicano sul web, si traducono in scelte politiche e normative che hanno un’incidenza sui diritti dei migranti in arrivo e sulle fondamenta dello Stato di Diritto. La conseguenza più allarmante è che oggi sembra bastare un tweet del ministro dell’Interno per chiudere i porti italiani alle navi trasportanti richiedenti protezione, potenzialmente titolari di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: il diritto d’asilo (art. 10, comma 3 Cost.)”.Ma chi sono questi odiatori social? I famosi leoni da tastiera? No, non più.
Ce lo spiega Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica presso La Sapienza, Università di Roma:
“L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi si fa riconoscere. Vuole farsi riconoscere!Ha il petto in fuori e rivendica la ribalta. Non si sente più solo, ma legittimato. Si tratta di un cambiamento radicale e preoccupante. I bersagli dell’offesa, invece, sono sempre gli stessi. Da sempre le maggioranze, silenziose o rumorose, hanno avuto bisogno di confermare se stesse attraverso un capro espiatorio. Lo scelgono tra le cose che non capiscono e inconsciamente temono, oppure che considerano “deboli” o “contaminate”: di volta in volta le donne, le persone non eterosessuali, disabili, o di culture, religioni e etnie non maggioritarie. Se la prendono coi loro “corpi”: disprezzati nella sessualità e nel genere, ridicolizzati e umiliati, verbalmente aggrediti e persino stuprati in parole che sempre più spesso diventano fatti. L’insulto può essere letto come una forma primitiva di difesa psichica che si esprime attaccando aspetti fondamentali dell’umanità altrui. La psicoanalisi insegna che l’odio è un sentimento che tutti possiamo provare, ma che è fondamentale riconoscere ed elaborare. L’odio sociale di oggi, quello degli haters digitali, potrebbe in parte rappresentare un rigurgito rabbioso contro la complessità di un mondo (sociale o privato) che sta andando in una direzione che fa paura o confonde. Contro le donne, perché si teme la loro libertà e indipendenza; contro le persone gay e lesbiche perché il cammino dei loro diritti e della loro cittadinanza non può essere fermato; contro i migranti perché sono un fenomeno storico irreversibile che non può essere semplicemente “respinto”. Si grida di più per due motivi: in modo calcolato per aggregare consenso attorno a sé e in modo scomposto per cercare di contenere la paura nei confronti di trasformazioni epocali che spaventano e con cui non si è capaci, affettivamente e cognitivamente, di misurarsi. Con i social network, basta un clic per moltiplicare l’effetto. E questo fa sentire ancora più forti. Si pensa di parlare al mondo, affacciati al proprio balcone, e questo purtroppo a volte ha l’effetto della benzina sul fuoco che trasforma in incendio quello che poteva essere un fuocherello. Cosa possiamo fare? Individuare il disagio e incontrarlo nel dialogo. La Mappa dell’Intolleranza permette di individuare le zone in cui l’hate speech è maggiormente twittato. Questo ci consente di attivare campagne preventive sia attraverso l’elaborazione di materiali didattici e formativi sia attraverso interventi nelle scuole e incontri allargati con le realtà territoriali.”
Ed ecco le mappe divise per categorie di vittime:
Mappa dell’Intolleranza 4: esplode la xenofobia
Contro i migranti si moltiplicano i tweet intolleranti e discriminatori. Odiano due italiani su tre tra coloro che twittano. Un boato di odio, che non si placa, ma aumenta con il tam tam della politica. I migranti sono al primo posto tra le categorie di persone più colpite dallo hate speech, in netta crescita rispetto all’anno passato. E tra le città più intolleranti, spicca Milano.
Mappa dell’intolleranza 4: misoginia stabile
Odio e disprezzo, la violenza verbale si scatena contro le donne e colpisce in tutta Italia, da Milano a Napoli. Resta una delle categorie di persone più colpite dallo hate speech: le donne sono ancora nel mirino degli odiatori online. Altissima, la dose di aggressività espressa su Twitter. E nel periodo di rilevazione, crescono i femminicidi.
Mappa dell’intolleranza 4: musulmani = terroristi
I musulmani? Per gli haters sono tutti terroristi. L’islamofobia si conferma in pole position nella classifica dell’odio online. Le città più colpite? Bologna, Torino, Milano, Venezia. Aizzata da eventi internazionali, come gli attentati, e istigata da certa narrativa politica, l’intolleranza contro le persone di fede islamica scema nelle comunità dove la loro presenza è più integrata.
Mappa dell’Intolleranza 4: antisemitismo in crescita
L’odio contro gli ebrei dilaga e si fa più cattivo. Si concentra a Roma e dintorni.
Quasi inesistente negli anni precedenti, l’antisemitismo
esplode su Twitter. Colpisce soprattutto il centro Italia e prende di
mira gli ebrei usando stereotipi e fake news. Rispetto all’islamofobia,
per scatenarsi l’antisemitismo non ha bisogno dello spunto offerto da
eventi internazionali.
Mappa dell’Intolleranza 4: omofobia e odio
L’intolleranza diminuisce, ma se si parla di famiglie arcobaleno…
Da Milano a Napoli, da Bologna a Venezia, si continua a
odiare. Ma le persone omosessuali sono le meno colpite dall’intolleranza
via Twitter. Odio che però cresce quando scoppiano polemiche sulle
famiglie arcobaleno e in occasione di appuntamenti controversi, come il
Congresso sulla Famiglia di Verona.
Mappa dell’intolleranza 4: disabili nel mirino
Da nord a sud, aumenta il numero di tweet intolleranti.In crescita, rispetto al 2018, l’intolleranza contro le persone con disabilità si impenna con il clamore mediatico attorno alle tematiche legate al mondo della disabilità. Colpisce, la sua diffusione a macchia di leopardo in tutta la penisola
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