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Mahmood ci parla di un mondo che semplicemente non esiste




Fanno molto discutere nella comunità LGBT+ italiana le posizioni di Mahmood, reduce da più che lusinghiero secondo posto all'Eurovision (sempre meglio che Ultimo... perdonate la battutaccia), sul coming out, essere gay e la sua generazione.

In soldoni per il cantante milanese dichiararsi omosessuali oggi equivale ad alimentare divisioni con inutili etichette. E che ormai la sua generazione non fa più caso a queste cose come l'orientamento sessuale, la nazionalità, il colore della pelle ecc ecc.

Senza tanti giri di parole: il mondo di cui parla Mahmood semplicemente non esiste.
È il mondo degli orsetti del cuore.
Nel nostro pianeta ci sono ancora 70 paesi in cui l'omosessualità è un reato. Di questi 70 in 8 la puniscono con la pena di morte.
Nell'occidente "civilizzato" siamo ben lungi dalla totale parità di trattamento davanti alla legge e permangono sostanziali discriminazioni di "stato" per le persone lgbt+, per le loro famiglie, per i loro figli. 


Ma andiamo per gradi. 
 
Il coming out oltre che ad essere una questione squisitamente personale (altrimenti è outing, ed è spregevole) è pure un atto profondamente politico, nel senso alto del termine, e sociale. E sarà necessario fintanto che esisteranno discriminazioni nei confronti dei gay.
Il coming out è la pietra fondamentale sul quale poggia il concetto del Pride: lo esisto, io sono orgoglioso di quello che sono.

Nessun etero viene discriminato perché etero. In alcune parti del mondo invece dire "sono gay" può costarti la libertà se non la vita.
Il contrario di coming out non è il rispetto a prescindere, non prendiamoci in giro.
Il contrario del coming out è il "fatelo a casa vostra" se va bene o la violenza quando va male. Pure in Italia.
Mentre noi siamo qui a discutere con chi dice che il coming out è inutile, alle porte d'Europa, in Cecenia, c'è un regime che per chi fa coming out ha previsto i campi di concentramento.
Dove i cittadini LGBT vengono torturati ed uccisi solo perché LGBT.
Dove le autorità locali per negare l'esistenza delle violenze e dei campi affermano che "In Cecenia non esistono omosessuali".
In Italia invece, solo nel 2018, sono state 50 al giorno le segnalazioni di casi di omotransfobia (verbale e fisica).
Secondo voi in questo quadro è sensato dire che il coming out è inutile perché non interessa più a nessuno l'orientamento sessuale delle persone?
No. Ovviamente no.

In secondo luogo, Mahmood ama parlare dell'orientamento sessuale come di una etichetta "che divide". L'orientamento sessuale, così come l'identità di genere, di una persona non è un'etichetta è un tratto distintivo dell'essere umano. Spetta al singolo renderlo pubblico o gestirlo come un fatto privato.
E se Mahmood ha il sacrosanto diritto di non voler specificare il suo orientamento, quello che non è un suo diritto è il colpevolizzare chi ha il coraggio (SI, IL CORAGGIO) di uscire allo scoperto in un mondo ostile e accusarlo di creare differenze.   
Le differenze esistono, ci sono e sono naturali. Quelle che non dovrebbero esistere sono le discriminazioni.
E il primo passo per sconfiggerle è il dichiararle. Affermarle. Con orgoglio. Affermare la nostra semplice esistenza. Non certo nascondendosi che si superano le discriminazioni.

Nessuno obbliga tutti gli lbgt a fare questa battaglia, men che meno a dichiararsi.
Ma per lo meno ci evitino la lezioncina su come si fa vera integrazione e accettazione.


In ultima istanza: la questione generazionale.
Caro Mahmood
1) la tua generazione a queste cose non ci fa più caso? MAGARI.
Hai una vaga idea di cosa voglia dire fare le superiori, in Italia, da LGBT dichiarato?
Prova a chiamare qualunque associazione che si occupi di bullismo omofobico nelle scuole.
Fatti raccontare la violenza fisica e verbale che questi ragazzi e queste ragazze subiscono ogni giorno nell'indifferenza dei professori e nel silenzio della famiglia.
Ci vuole un gran coraggio.
E chi fa coming out in giovane età dovrebbe ricevere protezione e sostegno. Soprattutto da chi come te ha fama e successo. E un grosso seguito. Così invece si rischia di criminalizzarli.
Sono contento che tu abbia trovato coetanei aperti ed inclusivi.
Ma è la TUA esperienza di vita. Non LA esperienza di vita.
2) "ci porta indietro di 50 anni".
A dire il vero quest'anno ricorre il 50esimo anniversario dei Moti di Stonewall, quando fra bottigliate, lustrini, paillettes e sassate nacque il movimento LGBT. Ed è da quando abbiamo smesso di nasconderci e abbiamo cominciato a lottare che abbiamo iniziato a conquistare diritti e dignità.
3) "crea differenze non le fa superare"
SBAGLIATO. Le differenze le creano le leggi che ci discriminano per quello che siamo.
Non è il coming out a renderci diversi. Ma è il modo in cui ci tratta lo Stato.
Quando nel mondo non esisterà più nessuna legge che ci discrimina per orientamento sessuale e identità di genere allora potremo finalmente dire di aver superato le differenze.
Non prima. Mai prima.
 

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