Coming out e rappresentanza diretta: la lezione senza tempo di Harvey Milk a tutte le comunità LGBT
Oggi Harvey Milk avrebbe compiuto 89 anni.
Milk è stato il primo gay dichiarato eletto nelle istituzioni al Mondo.
E la sua lezione sull'importanza per la comunità LGBT+ di autorapressentarsi nelle istituzioni senza delegare a "politici amici" è ancora valida anzi forse oggi più che mai vista la marea nera che sta montando e che rischia di travolgere le conquiste di civiltà ottenute negli ultimi 20 anni.
Qui di seguito riportiamo un breve quanto fondamentale passaggio del famoso "The Hope Speech" (il discorso della speranza) tenuto da Milk il 25 giugno 1978 alla "Gay Freedom Day Parade" di San Francisco.
Nel novembre di quell'anno lo uccisero.
Vedete che c'è una grande differenza - e rimane una differenza fondamentale - tra un amico e una persona gay, tra un amico in carica e una persona gay in carica. Gli omosessuali sono stati diffamati a livello nazionale. Siamo stati umiliati e siamo stati descritti attraverso l'immagine della pornografia. Nella contea di Dade siamo stati accusati di molestie su minori. Non è più sufficiente avere solo amici che ci rappresentano. Non importa quanto possa essere buono quell'amico.
La comunità nera l'ha capito molto tempo fa. Che le leggende popolari contro i neri possano essere dissipate solo eleggendo leader neri, così la comunità nera verrà giudicata dai suoi leader e non sulla base di pregiudizi o dei criminali neri. La comunità spagnola non deve essere giudicata per i criminali latini o in base ai pregiudizi su di essa. La comunità asiatica non deve essere giudicata per i criminali asiatici o per i pregiudizi sugli asiatici. La comunità italiana non deve essere giudicata per la mafia, o per i pregiudizi sugli italiani. È giunto il momento in cui la comunità gay non deve essere giudicata in base ai criminali gay e ai pregiudizi.
Come ogni altro gruppo, dobbiamo essere giudicati per l'operato dei nostri leader e da quelli che sono essi stessi gay, quelli che sono visibili. Se siamo invisibili restiamo nel limbo: un mito, una persona senza genitori, senza fratelli, senza sorelle, senza amici eterosessuali, senza posizioni importanti nel mondo del lavoro. Un decimo della nazione presumibilmente composta da stereotipi e aspiranti seduttori di bambini - senza offesa per gli stereotipi. Oggi la comunità nera non è giudicata dai suoi amici, ma dai suoi legislatori e leader neri. E dobbiamo dare alle persone la possibilità di giudicarci dai nostri leader e legislatori. Una persona gay in carica può aprirci la strada, può ispirare rispetto non solo nella parte più dell'opinione pubblica, ma anche nei giovani della nostra comunità che hanno bisogno sia di esempi che di speranza.
I primi gay che eleggeremo dovranno essere forti. Non devono accontentarsi di sedersi sul retro del bus. Non devono accontentarsi di accettare la pappa pronta preparata da altri. Devono essere irreprensibili e lontani dall'affarismo. Devono essere - per il bene di tutti noi - indipendenti e incorruttibili. La rabbia e le frustrazioni che alcuni di noi sentono è perché non veniamo compresi, e gli amici non possono provare la rabbia e la frustrazione che proviamo noi. Possono percepirlo in noi, ma non possono sentirlo. Perché un amico non ha mai vissuto quello che è conosciuto come "il coming out". Non dimenticherò mai com'è stato uscire allo scoperto e non avere nessuno come riferimento. Ricordo la mancanza di speranza e i nostri amici non possono realizzarlo.
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