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Caro Spadafora, al Pride ci andiamo come ci pare e piace a noi!



Ieri durante un convengo all’Università di Salerno, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora, ha affermato:
“giusto che il Pride si tenga, soprattutto, per esprimere la necessità di riconoscere i diritti e rispetto per tutti“. Ciò che a me non piace sono gli eccessi. Però, manifestare, rappresentare la necessità che in questo Paese sul tema dei diritti civili si faccia molto di più di quanto sia stato fatto fino ad oggi, credo sia molto utile e importante”.
 Insomma il classico "Non ho niente contro il Pride ma...".
Spadafora ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, di non sapere niente dei Pride, della comunità LGBT+ né della sua storia.

Ma in compenso ha prestato il fianco alle sempreverdi polemiche che ogni anno accompagnano i Pride. Quelle dei famosi "non mi sento rappresentato". O peggio ancora del "non si lotta così per i nostri diritti". E del, dulcis in fundo, "bisognerebbe manifestare in giacca e cravatta" (la mia preferita, in giacca e cravatta, d'estate, in mezzo a migliaia di persone)

 Caro Spadafora e cari "non mi sento rappresentato",
vi lasciamo qui qualche appunto sperando che vi serva a capire meglio cosa sia il Pride. E perché ognuno deve essere libero di manifestare come meglio crede.

1) “NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA CHI VA AL PRIDE”
Al Pride ci si va per rappresentare se stessi. Il Pride non è una manifestazione di partito né una processione religiosa. Il Pride è una manifestazione dell’orgoglio e dell’autodeterminazione dove ognuno rappresenta se stesso, la propria unicità.

2) IL PRIDE È UNA MANIFESTAZIONE INUTILE
In Paesi con Pride ben più vistosi di quelli da educande che si svolgono in Italia la battaglia per i diritti civili ha portato a conquiste civili ben più sostanziose delle nostre. Siete mai stati in un Pride in Germania o negli USA? Ecco!

3) NON È COSì CHE SI LOTTA PER I DIRITTI CIVILI
Ammesso e non concesso che sia vero com’è che vi dimenticate sempre di dirci quale è il modo giusto per lottare per i diritti civili? Sulla critica Non vi batte nessuno. È la parte della proposta che vi vede un po’ carenti. Occorre però ricordare che il Pride non è LA manifestazione della comunità LGBT+ è UNA DELLE manifestazioni della comunità LGBT+. Tra un Pride e l’altro associazioni, gruppi, singoli ecce cc organizzano campagne di sensibilizzazione, banchetti informativi, raccolte fondi, raccolte firme, picchetti, convegni ecc ecc… Caso strano non vi si vede mai manco a quelli.

4) MA DOVE PENSIAMO DI ANDARE CON NUDI, TRAVESTITI E TRANSESSUALI
Questa è la critica più infida e vergognosa. Il Pride nasce soprattutto come movimento di liberazione sessuale e per l’autodeterminazione delle persone. Il corpo, da che mondo e mondo, è la prima arma di lotta e di rivendicazione. Pensate alle femministe, artefici della rivoluzione sessuale, che scendevano in piazza tette al vento a gridare “L’UTERO È MIO E ME LO GESTISCO IO”. E siccome il Pride è liberazione sessuale e autodeterminazione la semplice richiesta di fare un Pride senza “travestiti e transgender” è la sua negazione. Al Pride ci si va per essere liberi di essere.

5) SE IL PRIDE FOSSE PIÙ SOBRIO SAREBBE PIÙ CREDIBILE E SAREMMO PIÙ ACCETTATI
Vi diamo una notizia sconvolgente: agli omotransfobici facciamo schifo per quello che siamo non per come ci vestiamo. Anche se vi mettete la famosa “giacca e cravatta” con la quale chiedete di manifestare (IN ESTATE? FOLLI!!!) per loro restate pur sempre dei phrocee. Oltretutto questo ragionamento sottende qualcosa di ben più grave: che una persona non è credibile in base al vestito che indossa, che una persona si merita la discriminazione se non si adegua ai canoni della presunta normalità dei sedicenti normali. E non è un ragionamento tanto distante da chi pensa che una donna in minigonna lo stupro se lo sia andato a cercare. Che i diritti e la dignità di una persona discendano dal suo decoro è più da paese in cui vige la sharia, o il fascismo, che da democrazia compiuta.
E ricordatevi, nel cinquantesimo anniversario di Moti di Stonewall, che il nostro movimento è nato tra le paillettes e i tacchi a spillo delle trans e delle drag di New York.
Ah, ultima notazione: dare del fenomeno da baraccone a qualcuno mentre ci spiegate il modo corretto con cui lottare contro le discriminazioni non è proprio una genialata eh.


PS: voi andreste bene a Mosca dove in nome della decenza, del decoro e della salvaguardia dei bambini viene vietata qualsiasi forma di Pride e di "propaganda" gay tanto da tollerare che le squadracce di San Giorgio possano pestare a sangue, impunite, chi prova ad organizzare un Pride.
Ma per fortuna poi di solito interviene la polizia per fermare le violenze e salvaguardare le cose importanti: la decenza, il decoro e la povera visuale dei bambini, arrestando gay, lesbiche e trans massacrati dagli omofobi.
Perché si sa, è giusto così. D'altra parte i diritti si concedono solo a chi è ben vestito e non lotta.

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