Care grandi aziende e cari grandi marchi: non basta un arcobaleno per definirsi friendly

Maggio ha segnato l'inizio dell'Onda Pride in Italia, un periodo in cui i marchi più famosi sia in Italia che nel mondo salgono sul carrozzone arcobaleno e scatenano il merchandising a tema Pride.

Queste collezioni, spesso in edizione limitata, sono una grande opportunità per le organizzazioni LGBTQ che ricevono sostanziosi contributi monetari dalle grande aziende, così da poter aiutare le persone più vulnerabili nella nostra comunità.

Tuttavia c'è da registrare come sempre più marchi negli ultimi anni hanno onorato la stagione dei Pride senza pensarci troppo, semplicemente schiaffando un arcobaleno su una maglietta, twittando "l'amore è amore", o postando su facebook qualche card friendly. L'impegno di un giorno, o poco meno.

In altre parole, le aziende spesso usano l'iconografia dell'orgoglio LGBT+ per promuovere la loro buona volontà con i propri consumatori, ma in realtà non fanno nulla di sostanziale per influenzare il cambiamento.

Fortunatamente, questa è l'eccezion. Un certo numero di aziende compie l'ulteriore passo in avanti per il Pride Month, creando partnership più significative con organizzazioni benefiche LGBTQ e organizzazioni dedicate ad affrontare tematiche più specifiche come quella dei giovani cacciati da casa o della prevenzione delle malattie trasmissibili sessualmente.

La comunità LGBT+ è comunità che un po' in tutti i paesi è nata sfruttando l'arma del boicottaggio o del sostegno delle aziende e dei marchi a seconda della loro posizione circa i temi dell'uguaglianza e dei diritti delle persone LGBT+.

Ecco perché ci sentiamo in dovere di lanciare un appello ai grandi (e piccoli) marchi che da qui a settembre manifesteranno la loro vicinanza ai vari Pride che si susseguiranno: se volete i nostri soldi bisogna che spendiate i vostri.

Non basta un arcobaleno su una maglia o sulla bottiglia della vostra bevanda.

Ricordatevi di sostenere attivamente le nostre associazioni e i nostri progetti.