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Omobitransfobia: una vera emergenza in Italia!



Quante volte ci sentiamo dire che che in Italia non esiste l'omobitransfobia e che non ci sono né intolleranza né violenza nei confronti di gay, lesbiche, bisex e trans?
Quante volte ci sentiamo dire che l'omobitransfobia è un'invenzione della lobby gay che vuole punire la libertà di pensiero e di parola dei liberi cittadini.
Come se l'omobitransfobia non fosse violenza, non fosse discriminazione, non fosse un crimine ma appunto libertà di parola e di pensiero.

Cominciamo con un po' di numeri forniti da Gay Center.
In Italia, solo del 2018:
50 vittime di omofobia al giorno.
20 mila chiamate da tutta Italia al numero verde Gay Help Line di cui 3.200 sono stati ragazzini minorenni.
400 i casi di gravi maltrattamenti familiari segnalati da LGBT+ tra i 12 e i 21 anni.
Solo 1 su 40 trova il coraggio di denunciare.
+6% rispetto al 2017 di casi di mobbing e discriminazioni sul lavoro, sino ad arrivare al non rinnovo dei contratti  o al licenziamento.
A questo ci vanno aggiunte le sistematiche minacce e assalti subiti da associazioni e gruppi da parte di partiti organizzati dell'estrema destra.

Basta così?
Manco per niente.

Andiamo avanti.

Secondo l'Espresso "L’assalto alle persone Lgbt continua nel benestare di un governo che presenzia a eventi come “Il Congresso della Famiglie”, dove gli omosessuali vengono paragonati a persone malate da curare. L’omofobia lievita, si passa dagli insulti ai calci, dalle offese alle aggressioni fisiche. Ma resta un reato «fantasma», commesso da chi trova la complicità della indifferenza altrui."

A 4 mesi dall'inchiesta "Caccia all'Omo" è proprio l'Espresso a lanciare l'allarme su come l'omobitransfobia in Italia sia ormai una vera e propria emergenza che miete vittime quotidianamente.

Non che la situazione delle scuole italiane sia migliore.
Secondo uno studio condotto dall'organizzazione giovanile di Save The Children, SottoSopra: "Più di 2 studenti su 3 ha vissuto una situazione di derisione o emarginazione da parte dei loro compagni, quasi 9 su 10 sono stati testimoni diretti di comportamenti discriminatori". 
Ed è proprio l'omosessualità il motivo principale di discriminazione. Seguito dall'appartenenza all'etnia rom, l'obesità o l'essere di colore. Ed è proprio la scuola il luogo principale (45% dei casi) dove gli studenti assistono a discriminazioni nei confronti dei loro compagni di pari età, seguita dal contesto della strada (30%) e dai social (21%).

Insomma, ricapitolando: aumentano le discriminazioni in famiglia, aumentano le discriminazioni sul posto di lavoro, la scuola è un campo di battaglia in cui le vittime si contano a centinaia e nelle comunità di residenza si può correre il rischio di essere aggrediti verbalmente e fisicamente nell'indifferenza generale dei passanti.

Questo è lo stato dell'arte. Questa è la situazione che vive quotidianamente la comunità LGBT+ in Italia.
E fa paura.
 

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